RIVISTA DI CULTURA MEDITERRANEA

30 anni di Trieste Film Festival, di Nicola Falcinella

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30 anni di Trieste Film Festival

di Nicola Falcinella


17 /1/2019 – (per Osservatorio Balcani Caucaso – Transeuropa)1

Una scena del film di Milcho Manchevski “Before the rain” (1994) con Katrin Cartlidge, Rade Serbedzija, 1994.

 

Prende il via domani la trentesima edizione del Trieste Film Festival che per l’occasione ricorda la caduta del Muro di Berlino,
anno appunto in cui nacque la manifestazione triestina. Anche quest’anno verrà assegnato il premio OBCT al miglior documentario

          Edizione del trentennale per il Trieste Film Festival, da venerdì 18 gennaio sino al 25. La manifestazione vide la luce nell’anno della caduta del Muro di Berlino
e celebrerà entrambe le ricorrenze, con un programma come sempre ricco di titoli e ospiti e con due retrospettive dedicate.

          Da una parte “Tales from the Berlin Wall”, quattro film abbinati in modo inconsueto: “Uno, due, tre!” (1961) con il grande Billy Wilder che torna a Berlino proprio nell’estate in cui il Muro fu eretto; “Totò e Peppino divisi a Berlino” (1962) di Giorgio Bianchi, anche qui ironia con le scene del muro ricostruite all’ippodromo di Tor di Valle di Roma; il documentario “Rabbit à la Berlin” (2009) di Bartosz Konopka sulla vita quotidiana della Berlino del muro attraverso la colonia di lepri che per decenni abitò la striscia della ‘no zone’; il potente “Possession” (1981) di Andrzej Żuławski, evocato anche nell’immagine sul manifesto del TsFF; “La scelta di Barbara” (2012) di Christian Petzold.

          Dall’altra “Wind of change” proporrà 11 titoli e autori che hanno segnato la storia del TsFF, tra questi: il croato “Krhotine – Kronika jednog nestajanja – Frammenti – cronaca di una scomparsa” di Zrinko Ogresta (1991), il macedone “Prima della pioggia” di Milcho Manchevski (1993), il serbo “La polveriera” di Goran Paskaljević (1998), l’austriaco “Nordrand” di Barbara Albert (1999), l’ungherese “Simon Mágus – Simon il mago” di Ildikó Enyedi (1999), il bosniaco “No Man’s Land” di Danis Tanović (2001), lo sloveno “Rezervni deli – Spare Parts” di Damjan Kozole (2003), “Moartea domnului Lăzărescu – La morte del signor Lazarescu” di Cristi Puiu (2005).

Meeting Gorbachev, film di Werner Herzog e André Singer (foto da Variety)

          L’apertura, al Politeama Rossetti, sarà venerdì sera con “Meeting Gorbachev” del grande Werner Herzog (co-regista insieme ad André Singer, che introdurrà la proiezione) che ha filmato tre incontri, nell’arco di sei mesi, con Michail Gorbačëv. Colloqui intensi e commoventi che spaziano sugli eventi principali degli ultimi decenni del XX secolo secondo lo sguardo dell’ultimo presidente dell’Unione Sovietica.

          La premiazione sarà anticipata a martedì 22 gennaio per permettere di partecipare anche ai numerosi ospiti di When East Meets West e sarà seguita dalla proiezione del bel “The White Crow” di Ralph Fiennes, sulla giovinezza di Rudolf Nureyev e il suo arrivo a Parigi.

Concorsi

Cuore del festival restano i concorsi, votati dal pubblico in sala.

          Il Concorso internazionale lungometraggi comprende nove film in anteprima italiana dopo il passaggio in festival internazionali. Ha vinto il Pardo come migliore attrice al Festival di Locarno la romena Andra Guți, protagonista di “Alice T.” di Radu Muntean, nei panni di un’adolescente inquieta e una storia familiare particolare.

          Spiccano in gara l’ucraino “Donbass” di Sergej Loznica (il TsFF gli dedicò la prima retrospettiva in Italia), premio per la migliore regia al Certain Regard di Cannes, e lo slovacco “Tlomocnik – L’interprete” di Martin Šulík, interpretato da un altro grande, Jiří Menzel (Oscar nel 1966 per “Treni strettamente sorvegliati”) che è un interprete ottantenne deciso a trovare l’ex ufficiale nazista responsabile della morte dei genitori.

“L’interprete”, film di Martin Šulík (da NonSoloCinema)

          Ancora l’albanese “Delegacioni – The Delegation” di Bujar Alimani (“Amnistia”), ambientato nel 1990 con il regime comunista nell’estremo tentativo di resistere, e il serbo “Teret – Il carico” di Ognjen Glanović, nella primavera 1999 durante i bombardamenti Nato, con un camionista in viaggio dal Kosovo a Belgrado con un carico misterioso, una riflessione sulla responsabilità collettiva e individuale, sulla trasmissione dei valori e delle colpe attraverso le generazioni.

          Sulle conseguenze della dissoluzione dell’ex Jugoslavia “Izbrisana – I cancellati” di Miha Mazzini e Dušan Joksimović, storia di Ana che, nella Slovenia dei primi anni ‘90, scopre all’indomani del parto di non esistere più per il sistema, colpevole di essere nata nella parte sbagliata di un Paese che non esiste più.

          Completano la selezione “Egy nap – One Day” dell’ungherese Zsófia Szilágyi, il kazako “Laskovoe bezrazlicie mira – The Gentle Indifference of the World” di Adilchan Eržanov e il polacco “Fuga – Fugue” di Agnieszka Smoczyńska.

          Fuori concorso da vedere “Ága” del bulgaro Milko Lazarov, che va tra i ghiacci e le nevi della Yakuzia per raccontare il conflitto tra tradizione e modernità in una famiglia di cacciatori di renne, tra leggende, miraggi, aerei lontani nel cielo, l’idea della morte e la quinta sinfonia di Mahler alla radio.

Eventi speciali

          Tra gli Eventi Speciali altri cinque titoli, tra questi i polacchi “Eter – Etere” del maestro Krzysztof Zanussi, nuova riflessione su storia, etica e scienza e il campione d’incassi “Kler – Clero” di Wojtek Smarzowski. Arriva anche l’Orso d’oro della scorsa Berlinale, “Touch Me Not” di Adina Pintilie, discusso lavoro tra documentario e finzione sulla sessualità. Già uscito nelle sale italiane, ma meritevole di recuperi, è “Summer – Leto” del russo Kirill Serebrennikov, ritratto della scena rock della Leningrado di inizio anni ‘80.


          C’è posto anche per la serie “Uspjeh – Success”, prodotta da Hbo Europa e diretta dal premio Oscar Danis Tanović: gli sarà dedicata una maratona giovedì 24, dalle 22 alle 3.30 di notte.

          Ancora una volta il Sncci – Sindacato nazionale critici cinematografici italiani consegnerà a Trieste i suoi premi 2018: “Dogman” di Matteo Garrone miglior film italiano, alla presenza del protagonista Marcello Fonte, e “Il filo nascosto” di Paul Thomas Anderson come Film della critica 2018.

Documentari, il Premio OBCT

          Il Concorso internazionale Documentari propone undici titoli, tra i quali sarà assegnati anche il Premio Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa. Tra questi “Svideteli Putina – Putin’s Witnesses” di Vitalij Manskij: il primo anno al potere di Vladimir Putin, eletto presidente della Russia il 31 dicembre 1999, attraverso le immagini spesso inedite custodite nell’archivio del regista.

          Notevole è il documentario animato “Chriss The Swiss” della svizzera Anja Kofmel cerca di far luce sul mistero che ancora oggi circonda la morte di suo cugino, ucciso nel 1992 nella Croazia in guerra, scoprendo elementi sconcertanti.

La tecnica di combinare documentario e animazione torna nel polacco “Mała Zagłada – Un genocidio minore” di Natalia Koryncka-Gruz, storia di un pogrom quasi dimenticato al confine tra la Polonia e l’odierna Ucraina.

Dal film “Distanța Dintre Mine Și Mine” (La distanza tra me e me), di Mona Nicoară e Dana Bunescu. Ritratto della poetessa, scrittrice e compositrice romena Nina Cassian (foto © Les Films de Cannes)

 

          Completano la gara: il romeno “Distanța Dintre Mine Și Mine – The Distance Between Me and Me” di Mona Nicoară e Dana Bunescu, ritratto di una poetessa dissidente; “Okupacia 1968 – Occupation 1968”, film a episodi affidato a cinque registi (E. Moskvina, L. Dombrovszky, M. Szymków, M. E. Scheidt, S. Komandarev) dei Paesi del Patto di Varsavia che occuparono Praga; “Die bauliche massnahme – Il confine recintato” dell’austriaco Nikolaus Geyrhalter sulla recinzione al Brennero minacciata dal governo austriaco nella primavera 2016; “Das schönste Land der Welt – Il più bel paese del mondo” di Želimir Žilnik, sulla contrapposizione tra il disorientamento di chi vede arrivare i migrati e questi ultimi che si trovano davanti un mondo nuovo; “Hungary – Behind the Scenes of Democracy” di Eszter Hajdú; di nuovo Sergej Loznica, che in Den’ Pobedy – Il giorno della vittoria” sceglie il Treptower Park di Berlino per svelare vecchi e nuovi nazionalismi; “Kobarid” di Christian Carmosino Mereu che racconta Caporetto ieri e oggi con la voce di Alessio Boni; il georgiano “Sanam mama dabrundeba – Before Father Gets Back” di Mari Gulbiani, sulle famiglie dei jidaisti.

          Fuori concorso altri quattro documentari: “La città che cura” di Erika Rossi sulla salute (non solo) mentale; “I leoni di Lissa” di Nicolò Bongiorno, che si immerge nel cuore dell’Adriatico per esplorare i relitti della storica battaglia navale del 1866; il croato “Srbenka” di Nebojša Slijepčević, il teatro come elaborazione collettiva dei traumi rimossi di una nazione; “Greetings From Free Forest” di Ian Soroka, meditazione sulla permanenza della Storia nei boschi della Slovenia meridionale.

Cortometraggi

Sono invece tredici i cortometraggi in concorso, tra i quali l’italiano “Il grande freddo” di Cristiano Bendinelli, il lituano “Kaukazas” di Laurynas Bareiša e l’animazione serbo-slovacca “Untravel” di Ana Nedeljković e Nikola Majdak Jr.

Art&Sound

          La sezione Art&Sound propone cinque titoli: “King Skate” di Šimon Šafránek ricostruisce, con straordinari materiali d’archivio e una trascinante colonna sonora punk, lo skateboarding nella Cecoslovacchia degli anni ’70; “LP Film Laibach” di Igor Zupe sulle origini di un gruppo mitico della scena musicale jugoslava; in “Poslednja avantura Kaktus Bate – The Final Adventure of Kaktus Kid” di Đorđe Marković il disegnatore Aleksandar Zograf indaga sulla tragica fine, nel dopoguerra, di un giovane e geniale collega; la bellissima animazione “Ruben Brandt, a gyujto – Ruben Brandt, Collector” di Milorad Krstić unisce psicanalisi e storia dell’arte immaginando un luminare che svaligia i più importanti musei del mondo.

Premio Corso Salani

          Come di consueto il Premio Corso Salani 2019 presenta cinque film italiani ancora in attesa di distribuzione, opere indipendenti e non facilmente inquadrabili in generi o formati, nello spirito del cinema di Salani: “My Home, In Libya” di Martina Melilli, “L’ora d’acqua” di Claudia Cipriani, “La regina di Casetta” di Francesco Fei, “Likemeback” di Leonardo Guerra Seràgnoli e “Gli indocili” di Ana Shametaj.

          Infine When East Meets West e Last Stop Trieste, con gli incontri produttivi che vedranno la partecipazione di centinaia di professionisti da tutta Europa, e la seconda edizione di TsFF goes Virtual sul rapporto tra cinema e realtà virtuale.

 

1 Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2019 nel sito dell’Osservatorio
Balcani e Caucaso –
 Transeuropa
https://www.balcanicaucaso.org/
Link: https://www.balcanicaucaso.org/aree/Italia/30-anni-di-Trieste-Film-Festival-192097/

 

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